Sassalbo nascosta può tornare alla luce

Charlotte Lescale presenta la sua tesi

( Sassalbo, 17 Luglio 2013 )

L’amore per il paesaggio apre un percorso di studi, da qui è facile scoprire un senso di appartenenza anche per un territorio che si è scoperto ‘quasi’ per caso’. E’ capitato a Charlotte Lescale, studentessa francese della Scuola Nazionale Superiore del Paesaggio, di Marsiglia, che ha visitato Sassalbo quattro anni e ha scelto di svolgere il suo tirocinio nella sede del Parco Nazionale. Come lei stessa racconta

Per il mio diploma di fine studi, ho scelto di lavorare su Sassalbo. Questo lavoro, condotto in meno di un anno, ha sviluppato il mio sguardo sul paese per proporre un progetto paesaggistico.

Innanzitutto mi sono interessata all’immaginario collettivo, e al forte legame che in passato univa il territorio ai suoi abitanti. Miti, leggende sassalbine, toponomastica… tutto era un modo per dare senso al paesaggio che gli abitanti avevano costruito e da qui dipendevano.

Ho cercato di capire qual’è lo sguardo che i Sassalbini hanno oggi sul loro paese, segnato da un passato dove c’erano tante attività che hanno lasciato tracce nella memoria della gente e nel paesaggio. Per capire il legame attuale della gente col suo territorio, ho fatto interviste seguendo un questionario che mi ero preparata in precedenza, e una raccolta di lettere per sapere come i Sassalbini vorrebbero il loro paese fra 20 anni. Ho quindi sviluppato un gioco chiamato ‘Le isole sassalbine’. Questo gioco, nel quale Sassalbo è diviso in varie isole, consiste nell’estrarre da un mazzo una carta tematica (divise in varie categorie: “inventare nuove risorse per il territorio”, “pianificare nuovi luoghi d’incontro per la comunità”, “ristrutturare vecchi edifici ed inventare nuove funzioni per essi”, eccetera); in base alla tematica estratta i giocatori dovevano prendere una bandierina, scriverci sopra un’idea e appuntarla su una delle isole. Tutte queste idee raccolte mi hanno permesso la realizzazione di un video che illustra lo sguardo dei Sassalbini sul loro territorio, e lo sviluppo di un progetto ‘ideale’ per esso. Ideale, ma che potrebbe cominciare oggi,  attraverso ad esempio la creazione di un sentiero di 10 Km che permetta di riscoprire le ricchezze del territorio (‘la foresta burrone’, ‘il monte scolpito’, il castagneto ). Diversi luoghi, pianificati con semplicità, potrebbero essere fatti con i materiali del posto (legna di castagno, pietre): belvedere, sedie e tavole per i picnic, vasche per il bagno e altro ancora per approfittare delle bellezze dell’ambiente, e guardare con nuovi occhi al paesaggio.

Se un giorno, un nuovo progetto locale potrà nascere, si potrà immaginare anche un’agricoltura a dimensione umana, per nutrire il paese, ma anche un’agricoltura ricercata  come lo zafferano, la canapa, le erbe medicinali, l’allevamento sostenibile, e anche la creazione di una cooperativa attiva sul territorio.

Questo progetto, ideato nel contesto scolastico è stato per me l’opportunità - in quanto persona esterna - di fare vedere agli abitanti di Sassalbo come il potenziale del posto possa iscriversi in un progetto paesaggistico che valorizzi le risorse naturali, il patrimonio storico, le ricchezze presenti sul territorio e la memoria di Sassalbo. Lo scopo del mio diploma per me era più che altro ‘riportare alla vista quello che c’è e che è momentaneamente nascosto’ come mi ha detto una Sassalbina in un’intervista.

Finalmente, quest’estate tornerò a Sassalbo per presentare il mio lavoro ai Sassalbini e cominciare un nuovo lavoro di disboscamento e costruzione in legno”.

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