Casalino - Sologno - Bismantova

A piedi         
  • Tempo di percorrenza: 6 ore
  • Difficoltà: E+ - Escursionistico+
  • Dislivello: in salita 700 m - in discesa 700 m
  • Segnavia: segnato SSP, 621A, 621, tratti non segnati
  • Periodo consigliato: da giugno a novembre
  • Tappa n.2 di Dalla Garfagnana a Bismantova

 

Saliti a Casalino 940 m, si supera la chiesa e si imbocca il sentiero Spallanzani (SSP) che sfiora il cimitero e risale lungo una carraia tra campi e siepi fino a sbucare su stradello asfaltato che a sinistra scende al borgo di Montecagno 952 m (1.00).
Protetto dai venti settentrionali dal M. Rimondatino, si annida ai suoi piedi, un tempo soggetto a Piolo, ma dal 1647 l'oratorio di S. Margherita fu eretto a parrocchia in seguito a un voto a S. Rocco dopo la peste del 1631. Nella chiesetta, più volte ristrutturata e anche danneggiata dal terremoto del 1920, si conserva un tabernacolo in legno attribuito al celebre scultore secentesco Domenico Ceccati. Qualche casa antica si legge nel centro, ormai in gran parte ristrutturato, e nel nucleo di Case Rocconi, presso la chiesa.

Poco sopra la trattoria Paoli si seguono a sinistra i Segnavia SSP, che aggirano la costa del M. Rimondatino, ma subito oltre di essa 60778E-4910014N occorre voltare a destra in ripida salita seguendo i Segnavia gialli (621A). In dir. NE si risale tutto lo spigolo del monte rivolto verso la Val d'Ozola con panorama retrospettivo sempre più vasto. Recentemente ripulito e risegnato sia in giallo che con i simboli dei sentieri partigiani, si raggiunge la vetta del M. Rimondatino 1164 (0.40-1.40), oggi occupata da un fitto rimboschimento a conifere, in prevalenza pino nero.
Vi sono stati riscontrati massi arenacei arrotondati dai ghiacciai, ma si esclude appartengano all'ultima fase della glaciazione wurmiana, ma probabilmente ad una più antica, quando il monte era ancora saldato al crinale da catene continue, sedi di ghiacciai. Quasi in vetta e anche poco prima si notano avvallamenti simili a doline: si tratta invece di postazioni di artiglieria dei partigiani allestite nel 1945 durante la difesa della centrale idroelettrica di Ligonchio, che su questo crinale ebbe il baluardo meglio difendibile, anche se preso e perduto alcune volte dai tedeschi.
Sulla destra si inizia la discesa seguendo con attenzione i Segnavia tra i pini, lungo il versante orientale. Una radura poco oltre un'anticima 1155 m presenta un avvallamento: pare vi si trovasse la fossa comune per i morti di peste del 1631, detta il Malcontagio fino ai giorni nostri. Di nuovo si scende tra i pini fino alla base del monte, ad un pianoro panoramico 609647E-4910090N (detto Osservatorio), dove ben affiorano le evaporiti del triassico, e soprattutto i calcari cavernosi, qui detti tufi o "caprone". Affacciandoci si domina il borgo di Montecagno e la media val d'Ozola. In breve si scende ad un valico con acquedotto 1129 m 609766E-4910063N, (0.30-2.10).
Seguiamo la larga carraia di crinale che sale verso E, e a quota 1144 m confluiamo nella strada sterrata che sale da Sologno: la seguiamo a sinistra in discesa lasciando i Segnavia 621, e dopo alcuni tornanti, a quota 952 m una carraia scende a sinistra direttamente nel borgo di Sologno Castello, allungato lungo il crinale tra le valli della Lùcola e del Rio di Sologno. Dopo pochi minuti si oltrepassa il sito dell'antico castello, oggi occupato da edifici vetusti, ma che si indovina per un sottopasso e alcune mura. In ogni modo tutto l'abitato fu più volte ristrutturato e modificato per la fragilità del substrato roccioso dello stretto crinale, composto da un Flysch di M. Caio (torbiditi del Cretacico, 70 m.a.) "appoggiato" su più tenere formazioni subliguridi, che vengono da secoli asportate da lunghe frane su entrambi i versanti, ma ben evidenti sul lato occidentale del Rio di Sologno. Percorriamo l'abitato, con vari edifici del XIX sec., fino a sbucare sulla provinciale presso il bar trattoria al centro di Sologno 748 m, di fronte all'ostello La Scuola (1.00-3.10).
Allungato su una costa che divide le valli di due affluenti del Secchia (Lùcola e Rio di Sologno), si compone del borgo del Castello, il più alto, un nucleo più basso con la chiesa di S. Martino, e La Villa, ai piedi del M. Cafaggio, ancora più a nord. La sua storia fu legata al castello di Piolo e alla famiglia Dallo dapprima e ai Fogliani poi, finchè non si diede agli Estensi nel 1427, sotto i quali rimase aggregato alla Podesteria di Minozzo. La posizione intermedia tra il Monte Prampa e i gessi triassici ne fanno uno dei borghi privilegiati per un turismo naturalistico. Il paese tutto si è così attivato, dapprima trasformando la vecchia scuola elementare da anni vuota in ostello, poi chiedendo l'inclusione del borgo nel Parco nazionale, che era stato circoscritto alle pendici più acclivi e fuori mano dei rilievi gessosi. Parimenti si era chiesta l'agibilità al turismo della pista di fondovalle del Secchia anche come accesso ai borghi in destra del fiume, realizzata nel 2004. La nuova sistemazione del centro, con percorso didattico sulla storia e l'ambiente, la valorizzazione dei sentieri circostanti (mappe scaricabili dal sito www.sologno.it ), la riproposizione di carbonaie e fornaci di un tempo, le sagre paesane intese a valorizzare la storia e i prodotti, e persino un abete fossilizzato ritrovato nella vicina frana valgono a sperare in un futuro che l'emigrazione dei giovani e la riduzione delle occupazioni tradizionali oscuravano.
Percorso il paese oltre la chiesa fino al crocicchio all'inizio della borgata Villa, scendiamo a sinistra (sulla destra del tabellone dei sentieri) lungo una carraia che scende verso la valletta del Rio di Sologno, girando a destra verso N. Tutto indica che si tratta di un percorso antico e importante, ruderi di fornaci da calce, tratti selciati, carreggiata ben scavata nelle rocce tenere delle evaporiti, con affioramenti biancastri di gessi e anidriti. Superato il poggio Cannareto si percorre un lungo tratto a mezza costa, e di fronte a metà del M. Carù si intravede l'oratorio di S. Venerio. Di fronte alla bianca parete del M. Rosso si aggira una costa e si scende decisamente in una valletta laterale, che si discende tra castagneti fino a sbucare sul pianoro del paleoalveo al nucleo rurale in abbandono di Ca' Rabacchi 476 m 611592E-4915619N (0.50-4.00).
Il vasto campo che circonda le case (un progetto ne prevedeva il recupero come centro visita de l'area dei gessi triassici) non è altro che un terrazzo ghiaioso sopraelevato sull'attuale alveo.
Dalle case si segue la carraia di destra (Segnavia SSP del Sentiero Spallanzani), che entra nel castagneto che riveste il resto del pianoro, che va via via restringendosi verso E. Dopo circa 100 m e subito oltre il più grosso tronco di castagno secolare si individua un sentierino che si stacca sulla destra: lo seguiamo per una breve deviazione, serpeggiando in salita tra i castagni ceduati, fino a raggiungere una grande dolina: siamo l'ingresso spettacolare del Tanone Grande della Gacciolina 484 m 611978E-415621N (0.10-4.10).
Si tratta di una delle più importanti grotte dell'area, una delle prime esplorate. Il crollo della parete esterna di un torrente sotterraneo ne ha messo in luce un accesso. La cavità esplorata si avvicina ai 600 m con un dislivello modesto, ma è assolutamente pericoloso inoltrarsi senza l'assistenza di esperti speleologi (peraltro disponibili per gruppi o scuole, e per corsi che si organizzano per introdurre a questa interessante disciplina esplorativa, vedi nei numeri utili).. Scendendo nella dolina si nota subito l'inversione termica, l'abbassamento di temperatura e l'aumento di umidità che permette una vegetazione differente che sul bordo: compaiono felci, licheni, arbusti e alberi tipici di un clima più freddo e umido, e anche la fioritura delle specie all'interno della dolina è ritardata di settimane rispetto a quelle esterne ad essa. Non conviene procedere fin sotto alle pareti per pericolo di crolli, e si torna alla carraia principale. Un sentierino sulla destra della dolina saliva il ripido versante fino al M. Cafaggio e a Sologno, ma oggi dopo decenni di abbandono è ormai complicato da trovare; sarebbe un interessante anello escursionistico dal paese.
Tornati sulla carraia nel castagneto la si percorre ancora pochi minuti verso destra (dir. E), ma al primo bivio a sinistra (segnavia) si imbocca un sentiero in discesa, aggirando un rudere di metato a sinistra), che in breve esce sulla strada per Castelnovo all'imbocco meridionale del ponte del Pianello 444 m (0.10-4.20).
Ci si gode a piedi il lungo ponte in un grandioso ambiente naturale al centro dei principali rilievi della formazione evaporitica del triassico (M. Rosso, M. Merlo, M. Cafaggio e M. Carù).
Dall'estremità settentrionale del ponte si imbocca a destra uno stradello (verso E) segnato 698 e SSP (Sentiero Spallanzani), che scende a seguire l'alveo del Secchia alla base della parete del M. Merlo. Dopo 600 m c. si incontrano alcune case con un circolo ricreativo (Case Ceccarelli 442 m) e un bivio 612780E-4916232N: seguiamo a sinistra i Segnavia SSP risalendo una valletta su carraia fino all' isolata Casa Merlo 568 m (0.30-4.50), in splendida posizione ai piedi del monte omonimo. Per stradello si risale ora sulla costa del monte per salire a destra tra borgate e tratti di bosco alle poche case di Ginepreto, e con un'ultima salita alla Chiesa di Ginepreto 770 m (0.30-5.20).
Dedicata a S. Apollinare, la chiesa sorge isolata sulla costa che domina le borgate sparse di cui era riferimento, comprese le popolose Carnola, Parisola e Bondolo, quest'ultima antica titolare del castello che dominava il territorio, forse posto sul Monte Merlo. Anche la chiesa si suppone possa essere stata dapprima annessa al castello poi nel borgo di Carnola prima di essere ricostruita sul poggio attuale. Nella bella canonica è stato da anni allestito un noto agriturismo, con alloggio e ristorante, gestito dalla cooperativa sociale Il Ginepro.
Si prosegue verso il grande monolito della Pietra lungo una costa panoramica, fino a sbucare alla Foresteria S. Benedetto 875 m, un suggestivo rifugio-albergo ricavato da un antico fabbricato rurale di pertinenza delle proprietà ecclesiastiche. Subito sopra il Piazzale Dante 881 m è un grande parcheggio al piede della parete della Pietra di Bismantova (0.40-6.00). Ancora sopra il suggestivo Eremo 903 m, da cui parte il sentiero diretto per la sommità (30').
Dal pianoro sommitale un sentiero segnato scende a Castelnovo Monti (alberghi, bus di linea per Reggio Emilia anche festivo) in 1 ora circa.

Pernottamento ostello La Scuola - Sologno, 25 posti-letto, Tel. 0522/804265 - 333/5974961, www.ostellolascuola.com; Agriturismo Il Ginepro - Ginepreto, 20 posti-letto, Tel. 0522/611088, info@ilginepro.coop; Foresteria S. Benedetto (albergo rurale) - Piazzale Dante, 18 posti-letto, Tel. 0522/611752
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