Vologno e Monte Merlo

A piedi         Elevato interesse: geologia Elevato interesse: panorama 
  • Partenza: Ponte del Pianello (444 m)
  • Arrivo: Ponte del Pianello (444 m)
  • Tempo di percorrenza: 4 ore
  • Difficoltà: T+ - Turistico+
  • Dislivello: 510 m
  • Quota massima: 836 m
  • Segnavia: parzialmente segnato 698, SSP, per gran parte assenti
  • Periodo consigliato: da marzo a giugno, da settembre a novembre
  • Località attraversate: Ponte Pianello - Vologno - M. Merlo - Ponte Pianello
  • Comuni interessati: Castelnovo ne' Monti

Antiche mulattiere tra i mulini di fondovalle e i borghi soprastanti fanno da filo conduttore ad uno splendido crescendo di scoperte, dai ruderi di un castello alle borgate spopolate ma ancora vive tra la Pietra e i monti di gesso, il basamento di un antico oratorio, i sentieri di accesso ai castagneti sospesi sul vuoto dei dirupi…
Nella prima parte seguiamo il sentiero natura dei gessi triassici, nell’ultima si esplora il misconosciuto Monte Merlo.


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Il Ponte del Pianello si raggiunge dal ponte della Gatta tramite pista d’alveo asfaltata, oppure da Castelnovo Monti o da Sologno. Conviene parcheggiare sul lato S del ponte, ove vi sono spiazzi laterali o lungo l’inizio della pista di fondovalle per la Gatta. Poi ci si gode a piedi il lungo ponte in un grandioso ambiente naturale al centro dei principali rilievi della formazione evaporitica del triassico (M. Rosso, M. Merlo, M. Cafaggio e M. Carù).
Dall’estremità settentrionale del ponte del Pianello 444 m si imbocca a destra uno stradello (verso E) segnato 698 e SSP (Sentiero Spallanzani), che scende a seguire l’alveo del Secchia alla base della parete del M. Merlo. Dopo 600 m c. si incontrano alcune case con un circolo ricreativo (Case Ceccarelli 442 m) e un bivio 612780E-4916232N: proseguiamo diritto sul sent. 698, continuando a seguire l’alveo. Poco dopo si supera il piccolo Mulino di Vologno 431 m, ristrutturato ad abitazione per vacanze, continuando in un bellissimo ambiente tra vasti campi ricavati lungo l’alveo e le pareti gessose soprastanti. Tra un bel bosco misto a roverelle, carpini neri, frassini, aceri, e numerosi arbusti si sale alla base del monte quando termina il pianoro coltivato e il Secchia si avvicina ai gessi. Presto si incontra un bivio a 445 m c. (0.20). Qui i segnavia bianchi e rossi si dividono: a destra seguono l’alveo, ma le recenti piene lo hanno cancellato in gran parte. Allora teniamo il sentiero di sinistra che sale sempre nel bosco asciutto alla base del monte.
Dopo una salita occorre prestare attenzione: a sinistra sale un sentiero non segnato (scritte su un masso per Vologno): si tratta dell’antica mulattiera che scendeva da Vologno al mulino.
Se non vediamo il bivio il sentiero segnato prosegue, dividendosi e ricongiungendosi, fino ad una casa colonica ristrutturata da poco: risalendo la carraia di accesso a sinistra arriveremo comunque a Castello di Vologno.
Se imbocchiamo il sentiero antico, risale nel bosco, un poco ostruita da rami invadenti nel primo tratto. Poi sale costante compiendo un tornante, tra grossi massi di calcari e gessi caduti nei secoli dalla parete soprastante. Tracciata con maestria e scavata attraverso i gessi, la mulattiera si avvolge lentamente attorno all’alto colle del castello di Vologno, tra i castagneti ormai in abbandono. D’improvviso appaiono i ruderi del borgo avviluppati nella vegetazione rampicante: un’apertura a sinistra attraverso un campo in salita ci offre un passaggio altrimenti chiuso da decine di arbusti lungo la mulattiera originaria, che si infilava tra le case ormai pericolanti. Usciamo nella piazzetta del borgo di Vologno Castello 607 m (0.20-1.00).
Antichissimo castello (nominato già nel 980), costruito a controllo dei guadi e del corso del Secchia, transito importante nel Medioevo tra Lombardia e Toscana, fu sede dei feudatari Da Bismantova, dopo la rovina del castello sulla Pietra nel XIII sec. Il piccolo borgo sorto ai suoi piedi sopravvisse per molti secoli dopo l’abbandono del castello, ma anch’esso fu abbandonato nel corso degli anni ’60 e ‘70, fino alla morte degli ultimi abitanti anziani della casa meglio conservata, a monte della piazzetta, poi posta in vendita dal Comune, unico erede. Si consiglia di compiere una breve digressione sul colle del castello, isolato a S del borgo, dove alcuni resti delle mura e del mastio sono nascosti tra i castagni.
Si lascia il borgo per salire sulla carrareccia verso N, che presto raggiunge Vologno di sotto  696 m: presso una fontana si sale a destra sulla strada, che a sinistra porta in pochi minuti alla Chiesa di Vologno 696 m (0.10-1.10).
Dedicata a S. Prospero, fu ricostruita nel XIX sec. e domina la vallata da una costa panoramica, isolata dalle borgate sparse che compongono Vologno. Dipendeva come cappella dalla Pieve di Campiliola (Castelnovo), forse in antico situata presso il castello, come di norma negli insediamenti medievali. La canonica disabitata è ora, come tante altre, utilizzata per soggiorni di gruppi giovanili.

Si sale ora a destra in dir. NE superando alcune case e proseguendo sulla carraia che risale lungo la costa tra filari di querce. Il percorso si divide e si riunisce, a tratti l’antica via è ostruita da arbusti, mentre i mezzi agricoli passano sui prati a lato. Tenendosi sempre vicino alla linea di crinale si sale con vista sempre più ampia sulla media valle Secchia. Superato il Poggio Piolo, e raggiunta un’ampia sella aperta alla base del M. Camorra, la carraia supera una soglia di arenaria che sbarra il cammino, e si appresta ad aggirare il rilievo sul lato orientale 801 m 613871E-4918166N.

Variante del M. Camorra: chi voglia salire la modesta vetta può lasciare la carraia e seguire a sinistra il margine superiore dell’ultimo lungo campo ai piedi della vetta. Dopo 500 m c. si nota chiaramente il sentiero che sale a destra raggiungendo il crinale occidentale per poi risalirlo sulla destra fino a percorrere la boscosa sommità allungata , a 875 m (panorama solo parziale nelle stagioni senza fogliame). Secondo lo storico G. Cavalieri il sinistro toponimo del monte deriva dal bizantino “Chòrema”, rifugio, mentre altra ipotesi più probabile lo vuole derivante dalla radice prelatina “morra”, altura, con il prefisso Ca’ perché un tempo riferito ad un insediamento. Ora si prosegue in discesa lungo il crinale orientale, seguendo le tracce a volte deboli, calando  ad un colletto, seguito da un risalto arenaceo panoramico, per poi ridiscendere tenendosi sulla destra, fin sulla carraia dell’it. principale presso la croce (1 ora in tutto).
La carraia aggira le pendici E del rilievo, con aperture verso il M. Fòsola, e con saliscendi raggiunge una croce panoramica (799 m 614112E-4918503N)  al di sopra del piccolo nucleo di Ronco Po. Qui si volta a sinistra seguendo una carraia in discesa che contorna poi verso W i fianchi settentrionali del M. Camorra in vista del grosso paese di Casale, tra radure e castagneti. Dopo una grande radura e un fosso, si attraversa un altro fosso e subito oltre si trova un bivio di carraie. Si tiene la sinistra al bivio risalendo per pochi minuti fino a sbucare su un altopiano coltivato: al bivio poco lontano si volta a destra e si attraversa il dolce ripiano tra coltivi, mente appare la lunga parete E della Pietra e a sinistra l’alta Val Secchia dominata dai monti Cavalbianco, La Nuda, Casarola e Ventasso. In breve ci si immette su una carraia, l’antica mulattiera tra Casale e Ginepreto: a sinistra se ne raggiungeva la chiesa, ma ora il percorso è in abbandono e di non facile transito tra campi e bosco. Teniamo dunque la ben tracciata carraia a destra per raggiungere presto un bivio successivo a 774 m 613272E-4919022N (1.00-2.10). Qui si volta a sinistra, per guadagnare in breve verso NW la costa che scende dalla Pietra, percorsa dal Sentiero Spallanzani. Lo raggiungiamo tenendo la sinistra ad un bivio e inserendoci sul crinale a 836 m 612715E-4918847N, e proseguendo verso S ancora a sinistra sui segnavia SSP scendiamo in breve alla sottostante Chiesa di Ginepreto 770 m (0.20-2.30).
Dedicata a S. Apollinare, la chiesa sorge isolata sulla costa che domina le borgate sparse di cui era riferimento, comprese le popolose Carnola, Parisola e Bondolo, quest’ultima antica titolare del castello che dominava il territorio, forse posto sul Monte Merlo. Anche la chiesa si suppone possa essere stata dapprima annessa al castello poi nel borgo di Carnola prima di essere ricostruita sul poggio attuale. Nella bella canonica è stato da anni allestito un noto agriturismo, con alloggio e ristorante, gestito dalla cooperativa sociale Il Ginepro, che può fungere da valido punto d’appoggio per una sosta a metà giornata o per un soggiorno. Se a valle dell’edificio seguiamo i segnavia SSP in discesa, abbreviamo il percorso scendendo direttamente a Case Merlo e al Ponte Pianello, saltando il M. Merlo e quasi 1 ora di cammino.
 Si lasciano i segnavia e si scende verso valle con lo stradello di accesso alla chiesa, che in breve con un’ampia curva tra campi raggiunge l’incrocio con la strada Carnola-Vologno. La attraversiamo e imbocchiamo la carraia che scende di fronte, tra filari di querce e siepi. Giunti presso una casa, si prosegue sullo stradello che scende ad altre case isolate, incrociando poi una strada trasversale in loc. Le Piastre 629 m: si segue per pochi metri a destra poi di nuovo a sinistra in discesa. Presso una casa si prosegue su carraia che presto sbuca su un’area franosa aperta, in vista del borgo di Bòndolo. Un tratto ripido raggiunge una carrareccia orizzontale, che a destra in pochi minuti entra nella borgata di Bòndolo 582 m (0.10-2.40).
Vi si nota l’Oratorio di S. Caterina e un complesso edilizio del XVII sec. Ne furono signori i Dallo di Bismantova, probabilmente dalla morte di Matilde al XVI sec., che eressero un castello forse sul M. Merlo.
Si torna per la carraia da cui siamo venuti, proseguendo diritto al bivio presso la frana. La superiamo e seguiamo la carrareccia, che presto si dirama verso i campi laterali, mentre il tracciato principale si fa un po’ chiuso dagli arbusti spinosi delle siepi. A tratti conviene passare sul margine dei campi, ma poi la carraia si fa un po’ più transitabile, scendendo leggermente a varcare un ruscello, poi riprendendo in salita sempre lieve la dir. S. Ad un bivio dopo una salita si tiene la carraia di destra che scende leggermente seguendo la recinzione elettrificata (a sinistra si sale ugualmente sul M. Merlo ma con minor panorama e interesse). Meriterebbe un po’ di pulizia questa antica mulattiera per i boschi e le balze del M. Merlo, e mentre appaiono i gessi bianchi ai lati,  il sentiero si snoda mirabilmente tra le roverelle e i ginepri delle coste aride. Ora ben visibile, ne seguiamo il corso mentre taglia tutto il versante occidentale del monte, al cospetto a destra del maestoso Monte Rosso. Quando infine inizia ad aggirare l’estremità meridionale del M. Merlo come fosse la prua di una nave protesa sul largo alveo del Secchia, il panorama si fa splendido, un balcone sugli altri tre monti centrali dei gessi triassici.
Ad un bivio subito dopo il punto panoramico si inizia a salire più ripidamente sulla sinistra: ancora un tornante a sinistra seguendo la traccia di sentiero, tenendo poi ancora la destra ad un secondo bivio, di nuovo in salita sul boscoso crinale. Si raggiunge così  la cresta del M. Merlo, lunga e con dossi successivi a quote tra i 698 m a S e i 708 m del più alto (0.50-3.30).
Si susseguono vari affioramenti gessosi, fino alla punta settentrionale, che lievita scendendo a destra di essa sul sentiero. Si notano tra le rocce gessose alcuni scavi evidenti: sono piccole cave di calcari e gessi che venivano cotti nelle fornaci per ricavare calce. Scesi dalla vetta si raggiunge uno spiazzo dove fu messo in luce un edificio rettangolare, che poteva essere l’antica cappella del castello di Bòndolo, situato forse proprio sulla vetta retrostante. Se non vi fosse il fitto querceto si potrebbero infatti tener d’occhio le valli d’accesso ai guadi del Secchia, proprio come il vicino castello di Vologno, più tenace e ancora riconoscibile, persino nella toponomastica.
Si percorre il crinale ancora verso N, ora su larga carraia, fino a sbucare 612263E-4917230N sullo stradello segnato SSP, che imbocchiamo a destra in discesa fino alla sottostante Casa Merlo 568 m (0.10-3.40), in splendida isolata posizione.
Attraversato il piccolo borgo si prosegue sulla carraia (sempre segnata SSP e anche recentemente adottata da una scuola locale) che scende nella valletta verso S, tra coltivi abbandonati e boscaglia, fino a raggiungere il fondovalle Secchia presso Case Ceccarelli, il primo bivio che trovammo all’inizio dell’escursione: basta voltare a destra e per lo stradello tornare al Ponte del Pianello 444 m (0.20-4.00).

Punti d'appoggio: Ginepreto: agriturismo Il Ginepro, 20 posti-letto e ristorante, Tel. 0522/611088 - www.ilginepro.coop
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