Sorgenti del Secchia

A piedi         Elevato interesse: geologia Elevato interesse: panorama 
  • Partenza: Passo del Cerreto (1253 m)
  • Arrivo: Passo del Cerreto (1253 m)
  • Tempo di percorrenza: 3 ore
  • Difficoltà: T - Turistico
  • Dislivello: 370 m
  • Quota massima: 1536 m
  • Segnavia: segnato 00 - 671- 675
  • Periodo consigliato: da giugno a ottobre
  • Località attraversate: Passo Cerreto - Ospedalaccio - Sorgenti del Secchia - Passo Cerreto
  • Comuni interessati: Collagna, Ramiseto, Comano, Fivizzano

Alle sorgenti del Secchia confinavano tre Stati fra metà '400 e il 1847, con il vasto pascolo del Prataccio diviso in tre fette destinate ai pastori di Cerreto, Succiso e Camporàghena. Un ampio catino di origine glaciale, dominato dalle creste dell'Alpe Marina, di Pietratagliata, della Spiaggia Bella, del Casarola attira escursionisti in ogni stagione più d'ogni altro sito in tutta la vallata. A ragione veduta.


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L'odierno Passo del Cerreto acquistò importanza dopo che vi fu spostata la via militare di Lunigiana terminata attorno al 1830. Precedentemente eran più utilizzati i valichi dell'ospedalaccio ad ovest (via detta Parmesana), della Crocetta ad est (via detta della Ritornella) e infine il vicino Passo del Gatto su cui passava il primo tracciato viario studiato durante la parentesi napoleonica (vi si può parcheggiare: si trova lungo la provinciale per Cerreto Laghi a 100 m dal bivio, nel largo spiazzo a destra.

Dal Passo del Cerreto 1253 m ci si avvia sul sentiero 00, che parte dal piazzale del ristorante Passo del Cerreto, sul lato W della SS 63. Occorre attraversare il giardino del ristorante per seguire il sentiero che serpeggia sul versante N del Colle Ospedalaccio, in antico detto M. Rapinale. Si cammina subito tra doline ben visibili, e relativi affioramenti gessosi, ma alcuni scavi allungati lungo il crinale sono opera dell'esercito tedesco attorno al 1944-'45 per rinforzare le retrovie della linea gotica.

Quasi del tutto in mezza costa si aggira il colle fino a sbucare di nuovo sul crinale sui larghi pascoli del Passo dell'Ospedalaccio 1280 m, attraversando i quali si raggiunge uno stradello forestale (0.30).

I ruderi dell'ospizio medievale di S. Lorenzo delle Cento Croci, furono trovati ancora nei primi decenni del XX sec. su ripiani leggermente declinanti verso il versante toscano. L'istituzione religiosa, fondata in epoca matildica e gestita direttamente dal monastero di S. Apollonio di Canossa per la sua grande importanza nelle comunicazioni tra pianura padana e costa tirrenica, dopo la morte di Matilde passò al monastero di S. Prospero di Reggio. Con la fine dei pellegrinaggi, decadde e fu abbandonato tra il XV e il XVI sec. In quei secoli si registrano ormai solo ruderi, e S. Lorenzo divenne per tutti "l'ospedalaccio".

Se seguiamo la strada verso destra raggiungiamo in breve il cippo napoleonico 1292 m 595969E-4907264N, eretto per una pura formalità tra "Empire Français" a sud e Regno d'Itala a nord (infatti regnava su entrambi lo stesso Napoleone) e recuperato da volenterosi sassalbini dal bosco in cui era stato rapidamente rovesciato per ordine dei restaurati sovrani dopo il 1815 (e scalpellata via la scritta sul versante del Regno d'Italia). Dal cippo, voltando a sinistra si imbocca in salita il sent. 00 e 671 che inizia ad inerpicarsi fuori dal bosco sulle pendici del M. Alto.

Poco a monte essi si dividono, e noi teniamo a destra il 671, quello meglio battuto, che inizia a salire obliquamente verso destra. Il panorama si allarga e noi puntiamo ad una costa rivestita da faggi. Sotto i primi che troviamo sgorga una fonte detta dei Linguazzi. Infine con un'ultima salita sbuchiamo sulla costa della Marinella, a 1533 m 596057E-4908220N.

Il nome deriva dai venti del mare che ne scioglievano presto la neve, nonostante la quota. Addirittura anche l'attuale M. Alto (toponimo posticcio recente, forse inventato di sana pianta non mettendosi d'accordo i due versanti neppure sui nomi…) era detto Alpe Marina da un lato e Campo Secco dall'altro, e ci sono ragioni in entrambi i nomi, se lo si guarda bene.

Sul versante opposto si entra nell'alta valle del Secchia, e dopo pochi minuti di falsopiano tra faggete rigogliose e carbonaie sbuchiamo nella splendida conca del Prataccio 1509 m (1.00-1.30).

La forma tipica dell'anfiteatro di origine glaciale ha qui uno dei più maestosi esempi, con il fondo occupato da un antico lago riempito del tutto in cui serpeggia con meandri il neonato Fiume Secchia. Si nota al centro del primo tratto di pascolo, subito oltre il primo fosso, quasi sempre asciutto in estate, un masso triangolare che affiora pressoché isolato. Sulle tre facce si notano tra licheni le forme di croci incise molti secoli fa. Era il modo di segnare i confini e qui le tre facce del masso rispecchiano ognuno una porzione di pascolo assegnato alle tre comunità di Camporàghena (a SW), Stato di Firenze, di Cerreto (a SE), Stato di Modena e Reggio, e di Succiso (a N), Stato di Parma, che si prese la fetta più grossa del vasto pascolo.

Ora attraversiamo tutta la piana e sempre sul sent. 671 iniziamo a risalire tra i faggi il versante del monte in dir. W. Presto si individua a sinistra tra zone umide la Sorgente del Secchia 1536 m 595310E-4908366N (0.10-1.40), formata da varie polle che scaturiscono dagli strati di arenaria macigno ai piedi del M. Alto.

Variante per l'Alpe di Succiso: Variante di difficoltà E+, permette una digressione verso la vetta dell'Alpe di Succiso, con circa 3 ore di cammino in più. Si prosegue sul sent. 671 in salita sostenuta ma compiendo varie risvolte che ne permettevano il transito ai muli. La salita si svolge in territorio di Succiso (oggi in Comune di Ramiseto, fino al 1847 nel Ducato di Parma), ma quando si sfocia al Passo di Pietratagliata 1750 m ritroviamo il confine regionale. Aperto secondo la leggenda dall'esercito di Federico I Barbarossa in fuga, il valico si affaccia di là sulla Valle Liocca. Ora si segue a destra sempre il sent. 671 che supera un costolino roccioso con l'aiuto di un cavo metallico da pochi anni installato dalle guide alpine. Poi le difficoltà sono terminate, solo una panoramica salita lungo il crinale Enza-Secchia fino in vetta all'Alpe di Succiso 2016 m (1.30), una delle più affascinanti dell'intero Appennino, e anche una delle poche senza alcun elemento umano intrusivo. La discesa avviene proseguendo ancora lungo il crinale in dir. E (segnavia 667) fino alla evidente sella del Casarola 1948 m, poco prima di risalire l'omonima vetta (ora secondaria, ma da sempre l'intero gruppo montuoso è chiamato Casarola da tutti i paesi dei vari versanti. Si imbocca qui a destra verso S il sent. 675 che discende di nuovo in Val Secchia, e con una lunga discesa tra versanti a prateria d'alta quota (fioritura di grande interesse tra giugno e luglio, come del resto su tutta la Variante) si ritorna al Prataccio (1.30, in tot. 3.00).

Tornati al limite del bosco dove eravamo sbucati nel Prataccio, si individua l'imbocco nel bosco del sent. 675, a sinistra del sent. 671. Ci infiliamo nella faggeta e seguiamo in discesa i segnavia tra carbonaie e sassaie, radure e faggete fitte, fino a sbucare sulla strada forestale presso una sorgente (detta del Riolo) 1287 m. Seguendo lo stradello a destra in pochi minuti ritroviamo il cippo napoleonico del Passo Ospedalaccio 1292 m 595969E-4907264N (0.40-2.20).

Per il ritorno al Passo del Cerreto si può ripercorrere lo stesso sentiero dell'andata (00), o se si vuol cambiare si segua ancora lo stradello forestale: aggira il Colle Ospedalaccio sul versante toscano, con vaste aperture panoramiche tra pascoli e affioramenti di rocce varie. Si termina su un tornante della Statale 63: per evitare il pur scarso traffico verso il Passo, allora la scendiamo per poco a destra fino ad uno stradello che sale a sinistra con segnavia 98, lungo la mulattiera su cui passava la via di passo di origine napoleonica un po' erosa dalle piogge in un profondo canale e ingombro dai faggi bassi. Si sbuca proprio al Passo del Gatto, dove forse avete parcheggiato, a 100 m dal Passo del Cerreto (0.40-3.00).

Punti d'appoggio: due alberghi-ristoranti alla partenza:
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Un parco tra Europa e Mediterraneo

L'Appennino che si innalza tra il mare di Toscana e la pianura dell'Emilia, respira le arie dell'Europa e quelle del Mediterraneo.
Il Crinale corre sul filo dei 2000 metri.
È un sentiero, sospeso tra due mondi che nelle 4 stagioni cambiano, ribaltano e rigenerano i colori, le emozioni, i profumi e le prospettive.
Si concentra qui gran parte della biodiversità italiana favorita dalla contiguità della zone climatiche europea e mediterranea.
Oggi sempre di più sono turisti ed escursionisti, con gli scarponi, con i bastoni, con le ciaspole o i ramponi, con gli sci e con le biciclette. Ognuno può scegliere il modo di esplorare questo mondo, da sempre abitato e vissuto a stretto contatto con la natura e le stagioni che dettano ogni giorno un'agenda diversa.

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