APPENNINUS: Monte Caio, Biosfera UNESCO

( Sassalbo, 30 Luglio 2019 )

Quattro anni fa – e sembra ieri - dopo un intenso percorso di candidatura, abbiamo ottenuto per il nostro Appennino Tosco Emiliano, il riconoscimento come Riserva Mondiale dell’Uomo e della Biosfera dell’Unesco. Già nei primi giorni dopo la proclamazione – insieme all’emozione e all’orgoglio per il successo – si protraevano dubbi e domande. Cosa sarà questa per noi sconosciuta riserva di biosfera? Un’etichetta da esibire sui cartelli e carte intestate? Un’insegna sopra una realtà che rimane indifferente e identica a prima? O sarà un’idea capace di ispirare a “egregie cose”? Un’azione operante capace di qualche continuità e di conquistare il cuore e la mente di donne e uomini come vorrebbe Unesco? 

Consapevoli della leggerezza “istituzionale” e materiale dell’entità riserva di biosfera, e privi di concreti esempi ravvicinati, ci chiedevamo se riusciremo a viverla e farla vivere questa nuova e  MaB? 

Le domande sono sempre lì. Ma qualche risposta ce la siamo data e qualche altra sta arrivando. 

Proprio nel quarto anniversario del riconoscimento, ci siamo trovati di nuovo a Parigi, all’Unesco, alla conferenza mondiale annuale delle Riserve di Biosfera, invitati e incaricati di fare da supporto all’Ambasciatore Italiano all’Unesco e al Ministero dell’Ambiente  che,  per l’occasione, hanno presentato, in sede mondiale, il recente cammino dell’Italia nello sviluppo del programma Uomo e Biosfera.

Avevamo preparato per il nostro Paese una mostra di illustrazione del percorso, una brochure su tutte le 19 riserve di biosfera italiane, un video di sintesi  e, infine, una ricca rassegna – e assaggio guidato da grandi chef - dei prodotti alimentari più naturali e interessanti proposti dalle riserve italiane, dalle Alpi alle Isole. 

E’ stato una specie di battesimo ufficiale e solenne davanti al mondo Unesco, nell’unico luogo deputato possibile della neonata rete MaB italiana. Essa avrà attivo un comitato interministeriale di coordinamento e – cosa non meno significativa – un apposito capitolo di bilancio nello “stato di previsione”  del Ministero dell’Ambiente: più che un segno di presenza dello Stato, a supporto del cammino iniziato delle riserve. Un cammino che è partito davvero “dal basso”, dai territori e – spesso – da territori appartenenti  alle seconde e a volte alle ultime file, nella graduatoria della ricchezza, del prestigio e della potenza politica.

Questo movimento “dal basso” ha avuto e si è conquistato sul campo un importante riconoscimento di valore internazionale.

Se eravamo lì di nuovo a Parigi, a rappresentare l’Italia con qualcosa da dire e da fare, con un ruolo attivo importante del nostro staff, era perché nel frattempo non ci eravamo persi. In questi 4 anni sul territorio alcune cose hanno camminato. Qualche seme è stato depositato, qualche germoglio è cresciuto.

Il libro che ha riassunto il dossier di candidatura – stampato in 1200 copie – è andato rapidamente esaurito; c’è un sito internet (pur molto semplice), c’è un profilo Facebook quotidianamente animato. Sono da tempo online i 2 video che riassumono le ragioni e raccontano il cammino dei primi 2 anni, e quello che presenta il progetto dell’Appennino gastronomico (“UPVIVIUM” (che esalta la connessione tra produzioni agricole genuine locali e le cento diverse cucine dei territori italiani). Abbiamo proposto brochures multilingue, una mostra esposta in 30 località dentro e fuori la Riserva, presentazioni, seminari, studi, progetti e pratiche didattiche per decine di scuole del territorio, centinaia di insegnanti e migliaia di studenti. Quest’ultima azione è quella che più ampiamente e meglio ha interpretato le parole educazione scienza cultura proprie dell’acronimo Unesco. 

L’essere riserva di biosfera ha rafforzato la candidatura dei nostri territori ad essere prescelti come luoghi di sperimentazione della strategia di “aree interne” e ha rafforzato la posizione nelle graduatorie di molti dei progetti come quello sul POR FESR Emilia, a sostegno delle stazioni sciistiche messe in difficoltà dal cambiamento climatico e che ha prodotto il primo concreto riconoscimento per quella Via Matildica del Volto Santo che, due anni dopo (2018), è entrata nell’Atlante nazionale dei cammini storico religiosi e ora è in fase di decollo su entrambi i versanti. 

Di grande complessità – ma ormai avviata – è anche la strategia di branding a favore dei privati. Mentre camminano – anche se troppo lentamente – la segnalazione e la segnaletica stradale, da parte degli enti pubblici locali che potrebbero fare di più, abbiamo finalmente elaborato un’idea di promozione dell’essere MaB per le azioni private, attorno al concetto del prendersi cura dell’Appennino. “I Care Appennino” è il concept ma anche il logo della strategia di branding. E, per la prima volta, alcuni progetti privati stanno sperimentandolo. Si tratta di ENEL, per un progetto di gestione sostenibile delle foresteal Lagastrello, di BPER per una carta prepagata che supporta l’educazione alla sostenibilità, della Comunità Slow Food Appennino Reggiano che dà sbocco nelle più vicine città alla filiera corta a piccole produzione agricole, della Montagna, impresa agricola che rifornisce di parmigiano reggiano i gruppi acquisto solidale, della cooperativa di giovani Sigeric, che fa pratica e alta scuola di turismo sostenibile in Lunigiana, di un gruppo di professionisti geometri che promuovono la ristrutturazione antisismica per gli edifici, e infine di gruppo di volontariato di donne garfagnine che fa sostegno ad altre donne amiche nella difficile lotta contro il tumore al seno.

E’ decollata e sta camminando una scuola di paesaggio del parmigiano reggiano e soprattutto è stato elaborato e proposto un piano d’azione (action plan) che ha come obiettivo centrale il potenziamento del capitale umano per l’Appennino. Il piano si articolo in una banca progetti aperta a nuovi sviluppi e contributi che attualmente contiene 58 progetti più della metà dei quali ha già preso avvio, forse è in questa inedita e informale banca progetti che meglio si può vedere non solo l’agenda di lavoro ma anche il volto, l’identità che sta assumendo la riserva di biosfera dell’Appennino Tosco Emiliano.

Questa Apenninus, web rivista di cui il n. 0 dedicato al monte Caio, è uno di questi 58 progetti.

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Un parco tra Europa e Mediterraneo

L'Appennino che si innalza tra il mare di Toscana e la pianura dell'Emilia, respira le arie dell'Europa e quelle del Mediterraneo.
Il Crinale corre sul filo dei 2000 metri.
È un sentiero, sospeso tra due mondi che nelle 4 stagioni cambiano, ribaltano e rigenerano i colori, le emozioni, i profumi e le prospettive.
Si concentra qui gran parte della biodiversità italiana favorita dalla contiguità della zone climatiche europea e mediterranea.
Oggi sempre di più sono turisti ed escursionisti, con gli scarponi, con i bastoni, con le ciaspole o i ramponi, con gli sci e con le biciclette. Ognuno può scegliere il modo di esplorare questo mondo, da sempre abitato e vissuto a stretto contatto con la natura e le stagioni che dettano ogni giorno un'agenda diversa.

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