MEL: Rete di apicoltori internazionale a convegno

I rappresentati di cinque Riserve di Biosfera del Mediterraneo in Lunigiana

( Sassalbo, 30 Maggio 2019 )

Si è svolto ad Apella in Lunigiana il convegno “Apicoltura nelle Riserve di Biosfera: uno sguardo alle esperienze internazionali”. L’iniziativa ha segnato la conclusione di un workshop tra apicoltori del Mediterraneo, promosso dalla Biosfera UNESCO dell’Appennino tosco-emiliano, che ha visto la partecipazione di apicoltori provenienti da Catalogna, Corsica, Libano e Tunisia. La MaB Unesco dell’Appennino era rappresentata dagli operatori lunigianesi che producono il rinomato miele DOP. I partecipanti al convegno hanno presentato i loro contesti apistici nelle rispettive Riserve della Biosfera di “Terres de Ebre” (Spagna), “Valleé du Fango (Francia), “Jabal Moussa” (Libano) e “Djebel Bou-hedma” (Tunisia). Per l’Appennino è intervenuto Stefano Fenucci, apicoltore della cooperativa il Pungiglione, mentre il professor Antonio Felicioli dell’Università di Pisa ha sottolineato il ruolo delle api e degli altri insetti apidei per la biodiversità.

 “Per le api e per la produzione di miele questo è proprio un anno terribile – spiega Fenucci -  In Lunigiana abbiamo più di 1000 allevamenti e il nostro miele DOP è quello di acacia, eppure quest’anno la produzione è azzerata. Anche adesso che le condizioni del tempo sembra migliorare, non possiamo sperare di recuperare perché la fioritura dell’acacia l’abbiamo persa. Forse alcune piante a quote superiori potranno ancora produrre fiori, ma il miele sarà scarso. La cosa più importante in questo momento è poter recuperare le famiglie di api che nel frattempo si sono ridotte di quantità e di forza riproduttiva. Tra quindici giorni inizierà la fioritura del castagno, ma dovremo fare un grosso sforzo anche perché le piante cominciano ad avere problemi per il cinipide. Il parassita, infatti, dopo tre o quattro anni di calo, è tornato in modo significativo. Le problematiche, quindi, sono tante. Molti apicoltori hanno dovuto sostenere le api con una alimentazione artificiale per farle sopravvivere, come miele o acqua e zucchero. Per fare fronte a questi problemi – continua Fenucci – sarebbe necessario programmare una strategia a lungo termine di concerto con gli agricoltori. Bisognerebbe, infatti, avere sia la disponibilità ad ospitare arnie, sia a poterle spostare dove ci sono fioriture valide.  Inoltre, gli agricoltori potrebbero piantare le così dette varietà bee-friendly, come per esempio facelie ed erba medica. Tutto questo sostenuto anche da un cambiamento culturale: riconoscere all’apicoltura un ruolo nella difesa della biodiversità e non ritenere questa un’attività che intende meramente sfrutta le api.”

Proprio questo è l’obiettivo del progetto internazionale MEL realizzato per  coinvolgere gli apicoltori professionali e amatoriali del territorio della Riserva di Biosfera dell’Appennino Tosco Emiliano e di altre Riserve della Biosfera italiane e mediterranee. Il network, infatti, promuove la diversità biologica e culturale derivante dall’apicoltura, attraverso la collaborazione di cinque MAB UNESCO rafforzando il dialogo, lo scambio di conoscenze, esperienze e buone pratiche tra gli operatori apistici.

“L’appuntamento internazione che si è svolto presso il Centro visita del Parco Nazionale in Lunigiana – spiega il presidente Fausto Giovanelli - ha portato imprese, apicoltori e curatori di diversi Paese a dialogare tra loro. Si tratta di territori di montagna, quasi tutti vicini al mare, in clima mediterraneo. Cinque Biosfere UNESCO dove la coltura del miele si mescola ad altre microeconomie strettamente legate al clima e alla sostenibilità. Le api sono tra i testimoni principali della salubrità dell’ambiente. Gli apicoltori agiscono per passione, ma sono anche delle sentinelle del nostro rapporto con il pianeta. Per la prima volta la nostra Riserva della Biosfera e anche il Parco Nazionale si misurano in modo sistematico con il tema del miele che abbiamo sempre considerato e apprezzato, ma che oggi diventa il centro di un interesse più generale, culturale, scientifico e anche economico. Daremo seguito a questa esperienza coinvolgendo anche gli altri apicoltori della nostra MAB perché tutti possano rendersi conto di quanto sia importante entrare in una rete internazionale, non solo per l’orgoglio della professione, ma anche per acquisire maggiori consapevolezze.”

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