Ancora tre weekend per scegliere il Menu vincitore dell’edizione 2011.
( Sassalbo, 11 Novembre 2011 )Tre fine settimana ancora prima di decretare i primi tre classificata dell’edizione 2011 di ‘Menu a Km Zero’, rassegna organizzata dal Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano con il patrocinio di Coldiretti. Trentadue ristoranti dei 16 Comuni del Parco e di 13 Comuni della Comunità Montana dell'Appennino Reggiano si stanno sfidando con passione, innovazione e capacità di valorizzare i prodotti tipici.
Basta scorrere, infatti, alcuni di questi menu per capire quanto la biodiversità sia un fondamento nella cultura, nella tradizione e nell’economia di questi territori. Progetti, come ‘Menu a Km Zero’, nascono proprio per salvaguardare questa biodiversità. Attraverso la cultura dei sapori e la valorizzazione dell’enogastronomia a filiera cortissima, infatti, è possibile sostenere un’agricoltura tradizionale e integrata, basata su prodotti tipici, come le 64 produzioni agroalimentari ‘certificate’ (tra Dop, DOC e Igp) delle quattro province del Parco dell'Appennino (Lucca, Massa, Parma e Reggio Emilia).
Valorizzare questo patrimonio agro-alimentare e gastronomico vuol dire sostenere un’economia locale fatta di coltivazioni a basso impatto ecologico, ma anche strutture recettive ed esercizi di ristorazione che permettono a famigli, e soprattutto giovani, di trovare un’occupazione che consente loro di rimanere o di tornare a vivere sul crinale.
I profumi dell’Autunno saltano fuori dai menu: funghi in tutte le fogge, fritti, sott’olio, nelle pappardelle, nelle crepes. E poi le castagne con la loro preziosa farina, utilizzata per preparare frittelle, tagliatelle, tortelli, crostate, pattone.
I salumi sono come la pasta nella dieta mediterranea, sul crinale non possono mancare. Raccontano tradizioni ed economie secolari che hanno saputo disegnare e trasformare il paesaggio, così come gli allevamenti di mucche, pecore e maiali.
I cereali, come le ricche varietà di farro e il granturco ‘ottofile’, offrono al palato sapori sorprendenti, trasformando menu ‘poveri’ in ricche esperienze del gusto.
Poi non mancano le contaminazioni, frutto della sapiente capacità di mescolare e miscelare alimenti e tradizioni mutuate da territori limitrofi, come il lardo di Colonnata, la zucca, l’aceto balsamico, il radicchio, l’uvetta, i pinoli, la Malvasia.
Il dolce, infine, reinterpreta i frutti di questi territori generosi: il miele, il latte, le noci, i frutti di bosco, le susine carlette, le pere selvatiche, la Spongata di Corniglio.
«Sul crinale tra Emilia Romagna e Toscana, affacciato sulla Liguria, l’identità e la storia dell’uomo si leggono osservando il paesaggio – spiega Fausto Giovanelli, presidente del Parco - i castagneti secolari della Lunigiana, i pascoli dolci e i laghi glaciali dell’Appennino emiliano, le piantagioni di farro della Garfagnana, il tutto con un forte profumo di salsedine che il vento porta del mare. Questo territorio è l’emblema di un’Italia “minore” che è anche l’Italia migliore, capace di offrire al visitatore una finestra su un enorme patrimonio di biodiversità che l’autunno in Appennino esalta e ravviva. Non dimentichiamo però che la biodiversità si conserva e si valorizza se esiste un tessuto sociale che la coltiva, ne capisce il valore ed è capace di tramandare i saperi antichi necessari alla sua perpetuazione. La tavola è sicuramente il luogo ideale dove fare esperienze, conoscere e imparare a rispettare questi valori».
Partecipare alla rassegna premiando lo chef che più ha soddisfatto il proprio palato è semplicissimo basta collegarsi al sito del Parco e votare: http://www.parcoappennino.it/menuKm0-11.php