L’emigrazione, da ferita a opportunità

Ce ne parla Romeo Broglia

( 28 Ottobre 2010 )

Abbiamo chiesto alcune considerazioni dettate dalla sua esperienza a Romeo Broglia, persona che, soprattutto con il programma ‘Parmensi e Piacentini nel mondo’, ha dedicato molte energie alla costruzione di legami con originari della sua terra. Romeo Broglia, chimico, è stato assessore e vicesindaco del suo comune di Borgotaro. E’ coordinatore delle politiche per l’innovazione tecnologica della Provincia di Parma.

Lei afferma che l'emigrazione può essere anche una ricchezza per i territori di origine degli emigranti. Ci può spiegare perché e come?

In realtà l'emigrazione è ancora una risorsa per l'intera comunità nazionale, i rapporti che i nostri emigranti intrattengono con l'Italia generano interessi economici stimati attorno a 50 miliardi di euro all'anno. Ma sopratutto rappresenta una grande risorsa per il futuro in un mondo globalizzato.

Gli esperti di economia globale ci raccontano ogni giorno che la competitività si gioca a livelli di territori e si fonda sulla quantità e qualità di “reti lunghe“che i territori stessi sono in grado di costruire. Paradossalmente, quindi, i luoghi che in passato hanno visto flussi migratori molto forti oggi possono essere in condizione di vantaggio perché hanno maggiore possibilità di altri di costruire relazioni

La “ diaspora “ dell'emigrazione ha seguito un suo percorso definito: coloro che per primi sono partiti hanno provato la lacerazione dell'abbandono del proprio paese, della propria famiglia, del proprio “ nido “ ed hanno vissuto con nostalgia il desiderio del ritorno. I loro figli, la seconda generazione, avevano il problema dell'integrazione ed hanno dovuto cancellare il rapporto con la terra dei loro genitori. Dalla terza generazione in poi c'è la riscoperta delle origini, delle radici.

Ma costoro, oggi, sono protagonisti nei paesi dove vivono, sono classe dirigente, siedono nei governi, nei parlamenti, insegnano nelle università, possiedono e dirigono imprese. Questa, oggi, è l'emigrazione italiana su cui costruire rapporti e relazioni.Anche se sembrerà strano oggi l'Italia ha all'estero una immagine positiva legata all'arte, alla moda, alla gastronomia, ad uno stile ed a una modalità del vivere che dall'estero è visto con grande ammirazione ed invidia.

Essere di origine italiana, oggi nel mondo, è un valore, un tratto distintivo da esibire nel lavoro e nelle relazioni sociali.Su questo dobbiamo lavorare, sapendo che queste sono relazioni dirette, non mediate da strutture burocratiche in molti paesi inefficienti, in grado di far incontrare interessi veri, concreti che una volta costruiti rimarranno nel tempo e si allargheranno sempre di più.

Certamente la sua esperienza diretta e il suo impegno personale l'hanno rafforzata in questa convinzione. Quali sono stati in proposito i momenti più importanti?

Sono nato e vivo a Borgo Val di Taro, un paese dell'Appennino parmense da sempre terra di emigrazione. Solo a Londra vive una comunità valtarese numericamente consistente come quella che oggi vive ancora in Val Taro.

Nello Statuto del Comune di Borgo Val di Taro si fa riferimento come elemento fondante della comunità anche ai suoi cittadini all'estero. Ma questo non è solo un atto formale. L'intelligenza dei suoi amministratori ha fatto sì che negli anni fosse costruito un rapporto forte con le comunità dei valtaresi in Gran Bretagna e Stati Uniti. Rapporto che ha avuto anche risvolti economici rilevanti. Intorno ai primi anni novanta uno studio statistico sui depositi bancari e postali dei paesi dell'alta valle del Taro e del Ceno rilevava la presenza di circa 1000 miliardi di lire di depositi con forti ricadute nel settore immobiliare ed imprenditoriale.

Oggi i tempi sono cambiati ma continuano ad esserci significative iniziative delle comunità all'estero a sostegno dei servizi sanitari e sociali dei loro paese di origine. Il rafforzamento del senso di appartenenza ha permesso di costruire legami forti che, pur con qualche difficoltà, riguardano anche le nuove generazioni che si avvicinano alla storia della loro famiglia con curiosità ed affetto.

Quali indicazioni possono venire dal lavoro di “Parmensi e Piacentini nel mondo“ per il progetto “Parco nel mondo“ promosso dal Parco nazionale dell'Appennino?

Trovo che il progetto “ Parco nel mondo“ sia una iniziativa molto felice, perchè è rivolta ai giovani e muove da suggestioni e temi, il rapporto con la natura, la sostenibilità, su cui c'è grande attenzione da parte di tutti. Parla di temi di interesse globale e planetario ma partendo dai piccoli paesi, dalle piccole comunità del Parco che rende tutto questo più vero e vivo, in grado di portare con sè emozioni che dureranno tutta la vita. Credo che da qui si possa partire per costruire una rete di relazioni, un network, che va coltivato e fatto crescere con pazienza ed attenzione. E' necessario accompagnare, per quanto possibile, questi ragazzi nel loro percorso di crescita formativa e professionale cercando di favorire il più possibile il rafforzamento del loro legame con l'Italia. Questo vuol dire investire sul futuro, ed è bello pensare che di questo si fanno carico territori e comunità che nel per il senso comune sono marginali e periferici, ma che sono forse più al centro del mondo di tanti altri.

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Un parco tra Europa e Mediterraneo

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Oggi sempre di più sono turisti ed escursionisti, con gli scarponi, con i bastoni, con le ciaspole o i ramponi, con gli sci e con le biciclette. Ognuno può scegliere il modo di esplorare questo mondo, da sempre abitato e vissuto a stretto contatto con la natura e le stagioni che dettano ogni giorno un'agenda diversa.

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