PER FUNGHI DA 85 ANNI

Classe 1921, prestanza fisica ancora inviabile per un personaggio che non si e’ mai tirato indietro nel far chilometri a piedi od in bicicletta, per diletto o per necessita’.

Rolando Marenghi mi accoglie in un angolo d’ombra del giardino di casa sua, attorniato dai suoi gatti, mentre cerca, in braga corta e canottiera, di sconfiggere la calura di questo luglio particolarmente rovente.

La mia visita gli e’ stata anticipata da Arturo, o meglio, da Pucci, che in piu’ di una occasione e’ stato suo “compagno di merende” in giro per i boschi di Belforte a cercar porcini e del quale mi aveva anticipato alcuni brani della sua vita per i quali ho pensato fosse davvero un fungaiolo doc da conoscere per forza.

Mi e’ subito evidente che il parlare della nostra condivisa passione gli accenda un entusiasmo invidiabile, di una persona che non ha mai fatto segreto agli amici dei suoi luoghi prediletti, mettendo davanti a tutto il piacere di trascorrere nei boschi una giornata in compagnia.

E’ per me imbarazzante il cercare il bandolo di una matassa lunga 92 anni: l’inizio e’ lontanissimo negli anni, parliamo di funghi degli anni ’30, di cui Rolando e’ lucidissimo testimone!

Originario di Varano Marchesi in provincia di Parma, Rolando gia’ in giovane eta’ scopre la sua passione per i funghi (…”ho imparato da solo”…), iniziando a frequentare i boschi intorno a casa, che alternano il cerro a qualche sporadico castagno.

Passa qualche anno e Rolando allarga il giro: un paio d’ore di cammino per strada fino a raggiungere il Monte Santa Lucia, ove i castagneti si fanno piu’ frequenti e le dispute con altri fungaioli quasi quotidiane (…”comunque sempre i soliti 10 o 12, non di più!”…): dal cestino si passa al cavagno, quasi una promozione sul campo od un salto di categoria.

Il periodo storico italiano non era dei piu’ grassi e per poter sbarcare il lunario occorreva aguzzare l’ingegno ed essere comunque armati sia di grande forza d’animo che di spirito di iniziativa, il tutto meglio se accompagnato da doti fisiche all’altezza.

Figuriamoci poi se si doveva parlare di passioni: la strada allora si faceva ancora piu’ ardua, e Rolando, oltre ai funghi, aveva un’altra grande passione…..la bicicletta!

Ed allora giu’ allenamenti per strade spesso sterrate e polverose, per scoprire che in effetti i numeri, ma soprattutto le gambe, c’erano davvero!

Quello che non c’era pero’ erano i soldi, per poter andare a far gare di un certo livello, ed e’ qui che salta fuori la grande forza d’animo di Rolando: che problema c’era…..gara a Bergamo? Non ci sono i soldi per la trasferta in treno? No problem: partenza da Varano di primo pomeriggio con zainetto portaviveri sulle spalle ed in sella alla bici da corsa fino a Bergamo ove si arriva alla sera e si alloggia in una pensione a mezza stella (a questo punto io, sentendo il racconto, sebbene seduto nel suo giardino, ho la bava alla bocca quasi fossi in bici sul Pordoi, sperando, per il bene di Rolando e per risparmiargli l’ultima salita, che stesse almeno parlano di Bergamo “de huta” e non “de hura”)!

Mentre sua moglie, impietosita dal mio colorito cianotico, mi porge un bicchierone d’acqua fresca a mo’ di borraccia sul Mortirolo lui, al contrario, continua a pedalarsela tranquillo tranquillo!

Ma non finisce qui: sveglia all’alba del mattino seguente, riscaldamento e poi….pronti via……gara ciclistica in mezzo a corridori dal nome di Coppi e Bartali, che in tante occasioni hanno battagliato con il nostro Rolando, il quale ha anche vinto una edizione della Tre Valli Varesine per dilettanti.

Terminata la competizione poi, si tornava a casa e gli unici spiccioli racimolati in quei tempi erano per “permettersi” il viaggio di ritorno in treno.

A quei tempi la federazione ciclismo, quale premio per i piazzamenti, spediva a casa un vaglia ai primi quindici classificati, e se il primo aveva staccato per piu’ di un minuto gli altri quattordici, questi aveva diritto ad un prelevamento del 10% sul premio dei perdenti.

La passione per la bicicletta non ha mai comunque offuscato il piacere di andar per funghi di Rolando, che con gli anni ha allargato i suoi orizzonti di ricerca per tutto l’appennino parmense.

Torniamo a parlare di boleti: la precisione del suo racconto, fatto di avventure condite da una dovizia di particolari spaventosa, mi permette di ricostruire nella mente faggete e mirtillaie di 60 anni prima, ove Rolando descrive la raccolta di un particolare gioiello del bosco come se fosse rimasto scolpito per cosi’ tanto tempo nella sua mente e che, al suo pensiero, gli risvegliasse un entusiasmo che non ha eguali!

Ed in effetti e’ proprio cosi’: magari non ti ricordi del compleanno della moglie o della compagna (della suocera di sicuro, ma e’ questione di autodifesa…), mentre certe immagini di un fungo trovato anni prima riemergono nella nostra mente con tutto il contesto di particolari intatto, intonso, ed e’ questo che fa magica la nostra passione.

Mentre Rolando racconta, i suoi occhi brillano di soddisfazione; non ha ancora finito di raccontarmi un episodio che gia’ mi anticipa ammiccando che ne ha un altro pronto: e giu’ per boschi e rii, sotto la grandine o nella nebbia dei crinali e giu’ schienate per terra (…”due anni fa sono scivolato su di un ramo nascosto dalle foglie, ho fatto tre voli d’angelo: i primi due non me li ricordo, il terzo invece perfettamente!”)!

Mentre Pucci se la ride mentre mastica una MS, Rolando ammette che un buon fungaiolo deve essere anche armato di una buona dose di fortuna; ad avvallare la tesi interviene Arturo, ma quello che sta’ per raccontarmi e’ una perla a dir poco leggendaria: ad avvalorare la fortuna di Rolando i due soci mi raccontano di quando quest’ultimo, durante una giornata all’aria aperta dell’appennino in compagnia di amici, si apparta da loro per qualche tempo per soddisfare i suoi bisogni corporali; giunto in prossimita’ di un bel cioppo d’erba, che sembrava l’ideale per sopperire alla mancanza di carta igienica, gli si piazza di fianco iniziando la concentrazione.

Fatto il tutto, Rolando allunga la mano per arraffare l’erba prescelta, ma in mezzo a questa si ritrova due orecchie di una ignara quanto bella lepre, il cui destino pero’ ancor oggi rimane sconosciuto!

La morale dell’amico Pucci e’:……se non e’ fortuna questa…!?

I racconti proseguono l’uno ordinatamente in fila all’altro; gli chiedo qual’e’ il luogo del nostro appennino dove ha trovato i funghi piu’ belli e qui mi stupisce per l’ennesima volta: nei prati del Passo del Sillara, sopra Berceto!

In questi luoghi mi racconta di essere stato graziato, circa 15 anni fa, da una guardia forestale allorche’ trovato per funghi senza permesso: motivo della magnanimita’……la guardia e’ passata sopra alla contravvenzione perche’ Rolando era anziano….15 anni fa!

Se la guardia forestale lo ribecca oggi, dopo 15 anni, gli da’ l’ergastolo pur di essere sicuro di non incontrarselo piu’ sui monti!

Eh si, perche’ il bello e’ proprio qui: perche’ ancor oggi, quando Rolando inizia ad annusare l’aria e capisce che nei boschi di Baselica potrebbe esserci del buono, a 92 anni inforca il suo scooter, ed armato di bastone e cesto, da Parma si fionda verso i monti con l’entusiasmo alle stelle.

Resto strabiliato dalla persona, dalla sua vitalita’ e dalla passione che mette nei suoi racconti, fatti anche di cestini pieni, ma soprattutto di un grande amore ed un grande rispetto per le nostre montagne.

Grazie Rolando.