Novembre 2010 - n° 2
  Prima Pagina
Foto Primo Piano
  Atelier delle Acque e delle Energie
Logo Onda in Onda
  Parchi di Mare e di Appennino
Logo Parchi di mare e di appenino
  Parco nel Mondo
Logo Orizzonti Circolari

CONSERVARE PER COMPETERE

di Fausto Giovanelli

Alcuni stolidi ragionieri pubblici e i soliti più accaniti nemici dell'ambiente ci hanno pensato seriamente. Ma non è passata nell'opinione pubblica, nel Parlamento, nel Ministero dell'Ambiente e, infine, anche nel governo, dove pure gli amici dell'ambiente e dei parchi non sono in maggioranza.35 milioni in più per tutti i parchi nazionali sono ...segue

TACCUINO




Qui Appennino
Iscrizioni e cancellazioni

info@parcoappennino.it
www.parcoappennino.it





Versione PDF

   
Lampadina 'verde' con il fotovoltaico
Lampadina 'verde' con il fotovoltaico

Energia: risorsa concreta per la montagna

Intervista a Pierluigi Ricci

Il ‘progetto Parco nazionale’, come abbiamo visto, opera anche nella prospettiva di creare un nuovo modello di sviluppo per i comuni di Crinale; un nuovo paradigma del vivere negli Appennini. E per questo si alimenta delle migliori idee ed esperienze, come quella che, in tema di energia, si sta conducendo a Monchio delle Corti e sulla quale il Parco ha già operato numerosi approfondimenti, coinvolgendo i Comuni vicini. Abbiamo chiesto a Pierluigi Ricci, esperto e anima dell’esperienza, oltre che assessore del Comune, di illustrarcela.

Assessore, è possibile ricavare, dalla vostra esperienza nel campo della produzione di energia, gli elementi guida di una politica energetica in montagna, anche come leva economica per i nostri Comuni?

La risposta è sicuramente affermativa e, per motivarla, basta  allargare lo sguardo e cercare di delineare un quadro d'insieme. Il particolare momento storico che stiamo vivendo è "ricco" di problemi. Parlo di ricchezza non a caso, rovesciando la medaglia. La crisi energetica, il picco del petrolio, l'emergenza climatica/ambientale sono tutti fatti tangibili e, per l'appunto, possono essere opportunità enormi. Sta a noi utilizzarle per cambiare punto di vista e per mettere in moto idee. Per i nostri piccoli comuni, attanagliati da una emergenza demografica spaventosa, possiamo veramente parlare di opportunità irripetibile, l'ultimo treno. Da sempre l'andamento socio economico delle nostre valli è dipeso da eventi esterni: gestione dell'idroelettrico, emigrazione a più riprese sia durante le varie fasi dello sviluppo industriale che successivamente con lo sviluppo urbano degli anni '70. Tutto questo accompagnato dalla inevitabile perdita della cultura contadina montanara e quindi dalla perdita d'identità con tutte le conseguenze immaginabili. Ora siamo di fronte ad una epocale crisi di un modello di sviluppo ed alla difficile ricerca del successivo. Noi vediamo nella green economy ed in particolare nella tendenza alla delocalizzazione/differenziazione energetica ed all'attenzione per il risparmio energetico un embrione di questo processo ed una grande opportunità per i nostri luoghi. Se sino ad ora abbiamo subito gli input esterni ora possiamo dare noi l'esempio, gestire in prima persona le nostre risorse che diventano sempre più preziose. Possiamo dire la nostra sul nostro territorio, ne abbiamo tutte le possibilità.

Inquadrato il tema generale, scendiamo nel concreto e vediamo gli elementi della vostra "politica energetica".

Si tratta di elementi semplici e chiari:

-gestire correttamente e con "logica sociale" la produzione di energia da fonti rinnovabili per contribuire alla riduzione di gas ad effetto serra,

- contribuire allo sviluppo delle tecnologie delle fonti rinnovabili,

- creare subito posti di lavoro e nuove competenze,

- generare e gestire direttamente un flusso economico che ci consenta di migliorare i servizi primari. ma soprattutto di incentivare direttamente le famiglie che vorranno ristrutturare e/o costruire edifici ad altissima efficienza energetica.

Quest'ultimo punto è il vero obiettivo della nostra strategia. Intanto perché la migliore energia è quella che non si deve produrre (in ogni produzione/trasformazione di energia abbiamo delle perdite), il famoso NEGAWatt. Poi perché ben costruire o ristrutturare significa avere un netto miglioramento del paesaggio urbano e vuol dire passare ad un livello di confort abitativo inimmaginabile e dunque ad una maggiore fruibilità. Infine perché una grande fetta delle immissioni di CO2 in atmosfera deriva proprio dagli edifici civili. L'obiettivo finale di avviare il volano socio-economico della bioedilizi costituisce la vera grande opportunità per l'occupazione e la rivalutazione di professionalità ed imprenditorialità locali. Infatti nel novero delle nostre risorse dobbiamo per forza inserire le "case chiuse", quelle sotto utilizzate o del tutto inutilizzate. Di queste, per ovvi motivi, siamo veramente ricchi.

Quali sono le potenzialità di un collegamento tra i Comuni del Parco in questo campo?

Il parco in questo progetto è certamente un partner ideale, sia per la comune base culturale rivolta alla tutela del patrimonio ambientale/paesaggistico sia come ente sovracomunale. Le potenzialità del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano come laboratorio di idee sono grandi ed ancor più lo sono le possibilità di diffusione dei concetti culturali innovativi: la famosa "bicicletta scintillante" di cui parla il Presidente Giovanelli. Ritengo questa parte fondamentale e quindi sono convinto che questa nostra strategia sarà pienamente sostenuta dal Parco ed anzi diverrà un suo obbiettivo primario. Un collegamento fra i comuni del Parco sarà di enorme sostegno al progetto. Una volta raggiunta "una massa critica" di persone convinte della bontà del processo avremo già fatto il più, poi le cose andranno avanti spontaneamente. 

Quali sono a suo avviso le condizioni che possono rendere possibile in questa realtà coniugare la produzione di energia con le esigenze di tutela delle risorse naturali?

Mi ricollego a quella "logica sociale" di cui ho detto. Se i processi di produzione energetica vengono gestiti con una particolare attenzione al bene comune tutto diventa logico. Le risorse naturali come acqua, sole, vento, boschi ecc sono beni comuni, è quindi nostro dovere di amministratori pubblici utilizzarle per il bene comune. Le voglio fare l'esempio dell'impianto fotovoltaico che il comune di Monchio delle Corti sta ultimando in località Canova di Cozzanello. Alcuni dati: potenza 993KWp; produzione annua prevista 1.200.000 KWh; CO2 evitata ogni anno 600 tonnellate; EROI (Energy Return On Investment) circa 9, fattore questo sottovalutato ma importantissimo dal punto di vista ambientale; TEP (Tonnellate Equivalenti di Petrolio) risparmiate ogni anno 230; incasso annuo previsto (al netto del mutuo) 360.000 euro da cui vanno sottratte le spese di manutenzione, custodia (sono denari che rimarranno comunque in loco), assicurazione ed accantonamento per la sostituzione inverter e lo smaltimento.

Detto in altre parole e fuori dalle sigle?

Insomma: contribuiamo concretamente a generare meno CO2 e trasferiamo ad una collettività tutti i proventi che, fatto essenziale, serviranno per incentivare la bioedilizia. Cioè: utilizzando denaro pubblico (il conto energia) otteniamo una doppia riduzione di CO2 con addirittura, nel secondo passaggio, un effetto leva in quanto gli incentivi saranno una percentuale dei costi. Tutto questo con un impianto (serie di pannelli su strutture basse che seguono l'ondulazione del terreno, nessun rumore, nessuna emissione) che si inserisce perfettamente nel paesaggio. La logica sociale è questa, valutare di volta in volta gli interventi da fare ottimizzando le tecnologie, le dimensioni, l'utilizzo del suolo, l'impatto ambientale/paesistico, per il maggior ritorno possibile su tutta la collettività. Ovviamente questo lo si ottiene solo tramite una gestione diretta da parte delle amministrazioni. Per chiarire il concetto: se questo impianto lo avessimo dato in concessione ad una impresa privata non avremmo dovuto fare investimenti certo, ma il ritorno sarebbe stato solo una frazione di quanto detto prima, sia in termini monetari che di riduzione CO2 mancando il secondo passaggio delle ristrutturazioni.

Lei si è poi riferito ad altri vantaggi sociali.

Sì, l’altro vantaggio in questa strategia ci viene proprio dal problema dei problemi, l'emergenza demografica. Anche in questo caso rovesciando la medaglia scopriamo "la forza dei piccoli numeri": con poco possiamo modificare molto. Basterà ad esempio creare pochi posti di lavoro per iniziare a vedere da subito un cambiamento di vita sociale,  e non sarà necessario "sfruttare" le nostre fonti rinnovabili intensivamente e con la logica del profitto a tutti i costi. ma solo gestirle con oculatezza. Se, come amministrazioni pubbliche, sapremo gestire in prima persona tutti questi processi, il pubblico se ne avvantaggerà integralmente. Non avremo perciò bisogno di megaimpianti con tutti gli svantaggi del caso. Tra l'altro i megaimpianti richiedono megainvestimenti, che i nostri comuni non possono nemmeno sperare di poter fare. Saremmo da subito messi in un angolo e costretti a  sottostare per l'ennesima volta a scelte che vengono dall'esterno. Quindi, per tornare alla domanda precedente, più che di ‘condizioni’ parlerei di ‘logiche’ sottostanti. In questo caso questa "logica sociale" si dimostra essere anche la cosa migliore dal punto di vista economico. Il famoso slogan della green economy "win, win,win" è più che mai vero. Vincono tutti: vince l'ambiente per i minori gas clima alteranti; vincono i cittadini di Monchio e degli altri comuni che ci vorranno seguire perché si ritroveranno a vivere in ambienti più "ricchi" (maggior ricchezza culturale, demografica, sociale, economica, paesaggistica ecc ecc) e potranno più facilmente abitare in case confortevoli; vincono tutti gli altri cittadini per i rinnovati e gradevoli paesaggi urbani; vincono le nostre piccole comunità e con loro la nostra storia, tradizione, cultura e la nostra grande sensibilità verso la madre terra. E' un vero processo virtuoso. Ecco che la crisi si trasforma in una grande opportunità.

E' un processo impegnativo e difficoltoso ma, del resto, per prendere l'ultimo treno val la pena di correre!

La Pietra di Bismantova
La Pietra di Bismantova

La Pietra di Bismantova, il Parco, il futuro

Il Consiglio di Castelnovo unanime su strategia e azioni.

La Pietra di Bismantova definitivamente nel Parco e connessa, dopo il recente ampliamento, alle altre zone dell’area protetta, costituisce una sfida ulteriore per chi già aveva la responsabilità di garantire conservazione e uso di questo patrimonio senza uguali in Appennino. E la sfida è stata subito raccolta e rilanciata dal Consiglio comunale di Castelnovo ne’ Monti: in piena sintonia con la strategia del Parco e – fatto di grande rilevanza, anche politica – con l’unanimità dei voti, è stato adottato un documento che definisce gli indirizzi e annuncia gli impegni per il futuro rapporto con il monumento naturale.

A base degli indirizzi il Consiglio pone “la valutazione del profondo, permanente e unitario significato che la Pietra di Bismantova ha avuto nella storia, nella cultura religiosa e civile, nella letteratura e nell’arte, nella tradizione popolare, nell’economia agricola, silvicola e pastorale delle comunità residenti”, e quindi l’idea della  “continuità di tale ancestrale rapporto della comunità con la propria montagna” e della vivibilità e la fruizione della Pietra che, “nel rispetto delle compatibilità ambientali, tenga conto del mutamento dei bisogni, degli stili di vita e delle aspirazioni della popolazione”.

La strada maestra, per una fruizione sostenibile viene indicata “nell’equilibrio tra gli usi agricolo, turistico, religioso, culturale, ricreativo, alpinistico”. Usi che devono essere tutti possibili, senza però “che uno possa giungere a compromettere l’esercizio degli altri e senza che nessuno possa porre a rischio l’unità paesaggistica della Pietra, lederne l’integrità ambientale o sminuirne la valenza culturale e il legame sociale con la popolazione del luogo”.

Per conservare questo equilibrio vi sono azioni immediate da mettere in campo, e il Consiglio le individua nell’informazione e conoscenza sulla realtà complessiva della Pietra - geologica, ambientale, archeologica, storica e culturale -, nella integrazione dei sistemi di comunicazione, delle reti di percorsi, dei circuiti di visita con le altre eccellenze territoriali, nella manutenzione costante volta a conservare l’aspetto emblematico e storico di rupe praticamente ‘nuda’.

Il primo passo indicato su questa strada deve essere l’adozione di un protocollo di cura e manutenzione ordinaria, da proporre anche ad associazioni e privati portatori d’interesse, come segnale di una rinnovata visione della funzione della Pietra e di un governo unitario di tutti gli aspetti che la riguardano, a cominciare da quelli della sua valorizzazione in chiave turistica a beneficio dell’intero territorio che la circonda.

   
Un momento della visita dei giornalisti ad Atelier e Centrale Enel
Un momento della visita dei giornalisti ad Atelier e Centrale Enel

L'Atelier nel circuito comunicativo nazionale

Delegazione di giornalisti in visita con il Parco

Nell’ultimo fine settimana di novembre, un gruppo di giornalisti, è stato invitato dal Parco ad un ‘tour informativo’ sulle eccellenze del territorio. L’occasione - di cui si parla in altra parte di ‘Qui Appennino’ - era originata dalla conclusione del concorso ‘Menu a km zero’ e dalla consegna dei premi ai vincitori. Delegazione qualificata, abituata a vedere il bello (o addirittura il meglio) del Bel Paese. Eppure, delegazione meravigliata fino allo stupore per la scoperta, fra le nostre montagne, di un tesoro davvero raro come l’Atelier. L’impatto forte che l’ingresso nello spazio allestito nella centrale dell’Enel  genera in tutti, per persone dalla lunga esperienza comunicativa è stato persino maggiore. Non c’è stato bisogno di molto per far apprezzare il valore della concezione che ha ispirato il Parco a realizzare l’iniziativa e che mette in connessione due delle espressioni nazionali di più alta qualità, due vere e del tutto particolari eccellenze: quella tecnologico/produttiva di una delle principali aziende del Paese e quella culturale/educativa dei nidi e delle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia.

Qualche parola e qualche osservazione diretta in più, accompagnata dalla sapiente illustrazione dei pedagogisti, per trasmettere i contenuti educativi del percorso e la filosofia di Loris Malaguzzi e degli atelier di Reggio Children; il tutto favorito dalla presenza di una classe di scuola secondaria, intenta all’uso giocoso delle macchine di acqua ed energia.

Qualche documento, infine, per rappresentare ciò che Reggio Children è divenuta nel mondo, attraverso le sue relazioni e i collegamenti ad ogni livello in oltre 100 Paesi, e in particolare con la rete di Istituti, Associazioni sorelle, organizzazioni, direttamente legate all’esperienza reggiana in più di 20 Stati in quattro continenti.

Le testate giornalistiche e informative che i professionisti rappresentavano (Tg2, Ansa, Repubblica, tra le altre) torneranno. Con le sezioni specializzate, e con servizi appositi, potranno approfondire, spiegare, illustrare e dire a tutti che l’Appennino è anche un ambiente in cui si innova e il Parco è anche un’istituzione che trae valore dalle sue grandi risorse ambientali per sostenere e sviluppare con una originale proposta di educazione alla scienza, un altro capitale essenziale, costituito dalle risorse umane.

Si potrà così passare ad una nuova fase di questo impegnativo progetto: dopo quelle della ideazione, della progettazione, dell’allestimento del ‘Campo base’,  della prima gestione nello scorso periodo estivo, viene la fase della gestione ordinaria, di cui la comunicazione è un fattore essenziale. Per l’ingresso nel circuito comunicativo nazionale (e non solo) che consenta di essere conosciuti, di suscitare interesse – e dunque richiamo –, di mettere a regime e consolidare il flusso di visitatori e utilizzatori per i quali l’Atelier è nato. Un primo importante passo in questo senso è stato compiuto.

   
Luca Natale alle Cinque Terre
Luca Natale alle Cinque Terre

Una sfida: come comunicare l’area vasta

Ne parliamo con Luca Natale.

Un progetto originale (e fino ad ora unico) come “Parchi di Mare e d’Appennino” affida alla capacità comunicativa dei suoi partner gran parte delle opportunità di coinvolgere, convincere, indirizzare, sostenere. La ‘mente’ della strategia che sta alla base della comunicazione del progetto è Luca Natale, che attinge anche alla efficacissima esperienza del Parco delle Cinque Terre. Gli abbiamo rivolto alcune domande.

Innanzitutto: su cosa si basa l’originalità della strategia di comunicazione dell’area vasta?

Principalmente è basata sulla consapevolezza di un cambiamento di paradigma avvenuto a livello di Internet e che ha portato ai ‘concetti’ di web 2.0 e di social network. Elementi sempre più orientati alla partecipazione attiva dell’utente che fruisce sì dei contenuti, ma soprattutto interagisce. Il sito internet, considerato prima una semplice vetrina delle proprie attività, diventa ora un ampio contenitore, che consente la partecipazione diretta per la creazione di contenuti multimediali come testi, foto e video.

Il sito, insomma, da contenitore unico ad elemento integrato di una strategia che coinvolge tutti i mezzi di comunicazione. Quale ruolo viene a ricoprire?

Un ruolo non marginale, ma sicuramente non esclusivo. Lo sviluppo dei social network permette , ad esempio, a “Parchi di Mare e d’Appennino” di riconsiderare le funzioni dei web-sites degli enti che fanno parte del gruppo, progettandoli non come unici portavoce ma come aggregatori di notizie. I contenuti multimediali oggi vengono distribuiti su canali mirati: i video possono essere inseriti su Youtube, le foto su Flicker e le informazioni su Facebook. Stiamo anche utilizzando un programma che permetta l’uso automatico di vari canali: inserendo un elemento sul sito questo viene immediatamente postato sui vari social network, amplificandone la diffusione.
Detto degli strumenti, parliamo dei contenuti. Come ottenere una comunicazione più omogenea per questa area vasta di “Parchi di Mare e d’Appennino”?

Come prima cosa dobbiamo tenere presente che ci occupiamo della comunicazione di Parchi. Istituzioni quindi, che non possono correre il rischio di occuparsi di tutto perdendo di vista i principi e le finalità che costituiscono la ragione d’essere dell’area vasta. Poi dobbiamo tenere presente che all’interno di “Parchi di Mare e d Appennino” ci sono territori diversi, con peculiarità differenti e, in qualche caso, lontani tra loro. E non possiamo trattare allo stesso modo il Progetto del Lupo, il presepe di Manarola o la sagra del cinghiale. Ne uscirebbe un minestrone con la conseguente perdita di credibilità, e col rischio di un calo di attenzione.

A chi ci rivolgiamo? Chi vogliamo raggiungere con la nostra comunicazione?

Teniamo presente che la comunicazione non comprende solo l’informazione, ma anche la promozione, la pubblicità e le relazioni esterne. Con una comunicazione interna e aggregativa, in primis, ci dobbiamo rivolgere a coloro che in qualche modo insistono sul territorio e portano avanti il progetto “Parchi di mare e d’Appennino”. Poi dobbiamo incuriosire e stimolare tutti. Portare il nostro paesaggio virtuale nelle case di coloro che sono passati sui nostri territori vuol dire coinvolgere e condividere. La differenza tra ‘passare’ ed ‘entrare’ è evidente. Anche per questo tutte le informazioni presenti sul portale devono essere costantemente aggiornate.
Quali sono le azioni da individuare?

Indispensabile creare news e newsletter, così come coordinare le informazioni trasversalmente tra i vari canali di informazione e, altrettanto importante, seguire le relazioni nei vari social network. Dare delle priorità ai messaggi da trasferire.

Come si possono “spostare” i flussi tra i vari parchi, con che mezzi e con che incidenza?A mio parere il primo passo potrebbe essere quello di organizzare un gruppo comunicazione che svolga l’attività coordinata e organica, capace di organizzare stand in luoghi sensibili e di grande flusso turistico (abbiamo provato sulla Via dell’Amore, e direi con successo), di partecipare alle
diverse manifestazioni che vengono organizzate sui vari territori, di creare un sito-portale che accolga e coordini le informazioni dei siti di ciascun Parco.
Possiamo concludere con uno slogan e un auspicio?

Sicuramente sì. Dobbiamo andare avanti verso il futuro sfruttando al massimo la tecnologia e le autostrade telematiche che accorciano le distanze. Il nuovo ambientalismo ci deve portare verso il futuro con la tecnologia e non con la candela. Perché con la candela in mano non ci seguirebbe nessuno!

   
Le ambasciatrici brasiliane a Jacutinga
Le ambasciatrici brasiliane a Jacutinga

Grazie a facebook una rete sempre più globale.

Sul web contatti permanenti della comunità di Parco nel mondo

Il progetto Parco nel Mondo sta realizzando una rete sempre più globale. Ciò grazie al nuovo gruppo di Ambasciatori affettivi, che hanno partecipato nello scorso settembre al corso di Orizzonti Circolari, e grazie alla nascita di una ‘comunità’ che utilizza il social network facebook, in grado di diffondere in modo istantaneo e capillare il lavoro del progetto.

E’ proprio una della Ambasciatrici dell’edizione 2009, Ivana Utrera - affiancata da Rachele Grassi dello staff di Parco nel Mondo - che si è assunta il compito di gestire, attraverso l’ormai popolarissimo social network, il rapporto quotidiano con il gruppo degli Ambasciatori e con le Associazioni di italiani all’estero e di assicurare la diffusione in tempo reale, in tutto il mondo, delle notizie sulle attività del progetto.

Tutti coloro che sono interessati a far parte della comunità di Parco nel mondo – a cominciare dal gruppo di giovani Ambasciatori, formati nelle due edizioni di Orizzonti Circolari e che conta quaranta ragazzi residenti in sei diverse nazioni - hanno dunque ora a disposizione uno strumento efficacissimo (http://www.facebook.com/profile.php?id=100000738353323 ). Un mezzo in grado di mantenere costantemente in rete una comunità eterogenea, composta da persone che vivono in luoghi molto distanti tra loro, ma che hanno in comune l’amore per le montagne e la gente d’Appennino.

Il risultato più evidente raggiunto in queste prime settimane di operatività della ‘community’ è stata la possibilità di condividere i successi nelle attività di promozione del Parco che gli Ambasciatori hanno condotto all’interno delle proprie comunità e nelle associazioni di italiani all’estero di cui fanno parte.

Così è stato per l’esperienza di Sergio Gabrielli, il ragazzo che al suo ritorno in Uruguay è stato invitato speciale al programma radiofonico "Propuesta Turistica Sal y sol" e a quello televisivo "Turismo siglo XXI". Un vero e proprio ‘inviato speciale’ del Parco Nazionale dell’Appennino tosco emiliano, di cui ha descritto territorio, bellezze, capacità di accoglienza e che ha parlato dell’emozione di conoscere i parenti che vivono ancora in Italia, vicino a Licciana Nardi. Sergio  comunica via facebook di avere ora in programma altre attività, tra cui spicca una presentazione con filmati e immagini per gli studenti della scuola di italiano “Dante Alighieri” e una presentazione in spagnolo delle feste e degli eventi che si tengono in Appennino nei mesi estivi.

Analoga l’esperienza di quattro Ambasciatrici brasiliane - Monica, Samira, Erica e Meridiey – che hanno raccontato ‘a puntate’ la loro visita in Appennino su la “Gazeta di Jacutinga” quotidiano di una città dello Stato di Rio Grande do Sul i cui 5000 abitanti sono per l’80% discenti da emigrati italiani, provenienti in gran parte dall’area del nostro Parco. Anche l’emittente Radio Estancia Jacutinga, che trasmette in 68 città dello Stato, ha ospitato le nostre Ambasciatrici  e diffuso il loro racconto dei luoghi, della gente, dei legami familiari con l’Appennino.

La comunità virtuale, insomma, serve a fortificare una comunità reale e a dar vita ad una rete di relazioni su cui il Parco conta per attingere a nuove risorse tanto materiali che immateriali e a promuoversi come luogo produttore non di sola nostalgia, ma di buone opportunità e di futuro.